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Made in Italy, nuova strategia industriale condivisa. Al via la consultazione pubblica per costruire un futuro produttivo d’eccellenza

18 ottobre 2024

Al via la consultazione pubblica per una nuova strategia di politica industriale che il governo  vuole attuare in parallelo con il mandato della Commissione europea. La consultazione, sulla base di un "Libro Verde Made in Italy 2030" elaborato dal centro studi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, durera'  sino al prossimo dicembre.

Dopo aver recepito e valutato i contributi, il Libro Verde sara' integrato e ulteriormente sviluppato in base alle considerazioni ed ai suggerimenti ricevuti e sara' successivamente prodotto il "Libro Bianco sulla strategia industriale nazionale".  Secondo il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urs, "si tratta di una proposta che vede lo Stato agire come stratega, tenendo conto di quello che sono le caratteristiche e le priorità del nostro Sistema Paese, e che indirizzi al meglio le risorse pubbliche per affrontare e superare le sfide della triplice transizione, ecologica, digitale e geopolitica. Da qui al 2030 monitoreremo costantemente il sistema produttivo per valutare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, e organizzeremo un meeting annuale con investitori internazionali per fare del nostro Paese una destinazione di eccellenza per la produzione e gli investimenti".

Il Libro Verde descrive 15 obiettivi che dovrebbero guidare la strategia di politica industriale al 2030, fra cui "il consolidamento della posizione dell'Italia tra le prime 10 economie del mondo; la tutela del modello produttivo tradizionale del Made in Italy; l'aumento dei livelli occupazionali e della retribuzione del lavoro; la riduzione dei divari di sviluppo economico tra Regioni e territori".

Inoltre vengono individuati settori industriali strategici (Siderurgia, Automotive, Farmaceutica, Difesa e Aerospazio, Cantieristica e i due domini dello Spazio e del Mare) oltre che descritta l'importanza di adottare una politica industriale orientata per filiere, istituendo uns "Conferenza delle Imprese e delle Filiere", che rafforzi le interdipendenze tra i diversi settori, rafforzando contestualmente le PMI.

Un "valore" da 600 miliardi di fatturato

Il Made in Italy , viene sottolineato nell'introduzione al  "Libro Verde", vale per la nostra economia oltre 660 miliardi di fatturato e quasi 450 miliardi di esportazioni. Esso è composto da un'ampia gamma di prodotti d'eccellenza per i quali l'Italia vanta una specializzazione produttiva. Oggi possono essere qualificati come Made in Italy oltre il 70% delle esportazioni italiane e più del 60% del fatturato delle imprese del manifatturiero. Questa eccellenza rappresenta un patrimonio industriale e imprenditoriale unico al mondo e anche una fonte di prestigio e influenza, ossia di soft power. Essa non è stata costruita in pochi anni ma è il frutto di un lungo e a volte contraddittorio percorso di evoluzione che viene da molto lontano e che ha alternato fasi di sviluppo a fasi di decadenza.

L'Italia è entrata nella grande partita dello sviluppo industriale mondiale con notevole ritardo e solo dopo la costruzione, tra la seconda metà dell'Ottocento e la prima del Novecento, di uno Stato moderno, concetto politico di cui eravamo stati primi teorizzatori nel Rinascimento. La modernizzazione e l'industrializzazione dell'Italia sono state in buona parte raggiunte solo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, grazie a condizioni eccezionali e all'azione di uomini straordinari come Enrico Mattei, che identificò nell'autonomia energetica, nella disponibilità di energia a basso costo e in un nuovo rapporto con l'Africa i presupposti necessari per lo sviluppo industriale del nostro Paese. L'ascesa della globalizzazione ci ha visto protagonisti anche del nuovo contesto economico postguerra fredda, consolidandoci tra le maggiori potenze economiche d'Europa e del mondo. Un posizionamento che manteniamo ancora oggi, risultando nel 2023 la terza economia dell'Unione Europea e l'ottava del pianeta. Oggi assistiamo a nuove sfide, come quella della decarbonizzazione, dell'avanzare di nuove tecnologie di frontiera e soprattutto dell'esplosione dei grandi conflitti geopolitici che tornano a dividere continenti e Paesi, e che ci indicano che siamo nuovamente – come nel 1861, nel 1945 e nel 1989 – di fronte ad un complesso ed incognito crocevia della storia.

Come superare le grandi sfide

Per superare queste grandi sfide è necessario ricostruire in Italia, dopo tanti anni, una nuova e condivisa visione di politica industriale. Una politica che deve essere espressione unitaria di tutte le componenti di governo e delle amministrazioni, nonché delle Regioni, del sistema delle imprese e delle parti sociali. Essa deve mirare al superamento delle alternanze di governo e al conseguimento di un sostegno forte da parte di tutto il Parlamento, traguardandosi oltre la legislatura presente. Inoltre, la politica industriale deve inquadrarsi nel framework di riferimento dell'Unione Europea, dove il dibattitto sulla politica industriale UE ha ripreso vigore e concretezza anche grazie ai rapporti predisposti dagli ex premier italiani Enrico Letta e Mario Draghi. 

Vanno in questa direzione alcuni importanti provvedimenti normativi adottati dal governo in linea con gli obiettivi europei, come il decreto legge sulle materie prime critiche e la legge quadro sullo spazio e la space economy, pensati per favorire il raggiungimento degli obiettivi delle transizioni green e tech, rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento di input essenziali e accrescere l'autonomia strategica nazionale ed europea, consolidando il ruolo di leadership dell'Italia in settori produttivi strategici. Infine, anche in considerazione dei risultati raggiunti nel 2024 dalla Presidenza italiana del G7, la nuova politica industriale deve essere allineata a quella delle sette grandi democrazie di mercato che rappresentano anche i nostri principali partner commerciali.

Il testo del Libro verde 

 

 

 

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