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La sicurezza a NewYork

25 luglio 2016

-A NewYork, dà sicurezza andare in giro tenendo nel portafoglio alcuni indirizzi di amici americani, con numeri di telefono scritti in evidenza, e l'immancabile recapito dell'Assicurazione italiana, perché senza assicurazione in USA - lo dicono tutti -è meglio non andarci..

C'è da dire che la burocrazia americana ha una certa attenzione per gli anziani, dal momento che gli over 65 pagano la metà negli autobus, per altro abbastanza cari, e hanno la riduzione anche nei musei.

In Europa non è sempre così. Ad es. a Parigi si privilegiano i giovani, mentre gli anziani nei musei pagano biglietto intero. E non è inusuale a New York vedere degli anziani sulla sedia a rotelle scendere e salire dagli autobus con disinvoltura, per di più da soli. E li incontri poi nei musei ove vanno a godersi le opere d'arte. In Italia conosco persone che pur di non arrendersi alla sedia a rotelle, conducono una vita da reclusi e quelli che osano di più, si trovano a dover superare barriere architettoniche a volte insuperabili.

L'educazione formale a NewYork

- I newyorchesi, pur indaffarati e indifferenti, mostrano una educazione formale decisamente superiore alla nostra, come del resto la media degli americani. Nessuno si dimentica mai di dirti "Good morning" o "Good afternoon" e i " Thank you" si sprecano così come "Have a good day " o "Have a good afternoon" Sembrerebbero sinceramente interessati non solo a salutarti e/o a ringraziarti, ma anche ad augurarti davvero una buona giornata o un buon pomeriggio. Da noi se entri in un negozio spesso a mala pena ti salutano e se poi vai in un ambiente collettivo come un circolo sportivo, e lanci un buon giorno, lo senti cadere nel vuoto, inascoltato.

Nelle piccole cittadine del New Jersey , dove le strade sono semivuote e la gente più rilassata, le poche persone incontrate per strada salutano sempre e non so se perché ti vedono straniera o per gentile consuetudine .

C'è però una "formalità" che continua a stupirmi: ogni telefonata tra madre e figlio o marito e moglie, si conclude inevitabilmente con "I love you", parole che noi usiamo solo in determinati contesti, mentre per loro è divenuta ormai un'abitudine, fastidiosa per quanti hanno una educazione europea, ma - mi confessava una amica italo-americana - è necessario sottoporsi ugualmente a questo rito affettuoso, perché altrimenti l'altro (marito o figlia), potrebbe restare deluso. A me viene da sorridere ripensando alla scenetta in cui Verdone , marito pignolo e nevrotico, termina ogni suo sproloquio rivolto alla moglie pressoché muta, con un "Mi ami? Si, e allora lo vedi che è reciproco!". E questo ossessivamente.

Anche questa abitudine prima o poi passerà nella sottocultura italiana che ama tanto impregnarsi di "americanate". Non è un caso se anche da noi stanno diventando sempre più frequenti i "ti voglio bene" telefonici. Del resto qualcosa di analogo non sta avvenendo da tempo con l'uso di termini inglesi o derivati dall'inglese, magari storpiati, che continuano ad imperversare nella nostra martoriata lingua ? E' sempre difficile ribellarsi alla cultura dominante! Ma un elemento positivo c'è: anche chi non conosce affatto la lingua inglese, è costretto ad imparare alcuni termini! Anche se è una magra consolazione

Americani o Statunitensi? Perché continuiamo a chiamare americani quelli che in realtà sono abitanti degli USA situati nell'America del Nord assieme a Canada e Messico? Americani dovrebbero essere tutti quelli che vivono nelle Americhe, quindi anche i canadesi o i colombiani. Ma per gli europei, certamente per noi italiani, l'America pare identificarsi solo con gli USA

Esiste anche un lato positivo dell'indifferenza dei newyorchesi (o degli "americani"? )- Puoi andare in giro vestito come vuoi, che tanto nessuno sembra farci caso, in netto contrasto con il nostro sentirci sempre osservati più o meno benevolmente. A loro la paura di essere tacciati da inadeguati o di fare una cattiva figura sembra non toccarli. La mia amica ottantenne si è presentata al Metropolitan di New York per assistere alla "Caduta degli Dei" di Wagner per l'ennesima volta, mettendosi in testa un elmo con le corna per essere in tema. Nessuno se l'è "filata" ad eccezione di due gay che l'hanno salutata con un gran sorriso; né d'altra parte io mi sono sentita a disagio. Se la stessa amica avesse tirato fuori lo stesso elmo al Teatro dell'Opera di Roma, credo che avrei fatto di tutto per nascondermi. Potenza del contesto!!

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