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L'Europarlamento ha approvato il regolamento che dovrà essere recepito dagli Stati membriLa Cia, agricoltori italiani: garantire flessibilità massima al Piano nazionale di attuazione
Ripristinare gli ecosistemi degradati in tutti i Paesi dell'Unione europea, migliorando la biodiversità degli ecosistemi agricoli, i sistemi forestali e le torbiere, cioè gli ambienti umidi, oltre a fiumi e laghi. Una misura resa necessaria dal fatto che più dell'80 per cento degli habitat europei risulta in cattivo stato, tra zone terrestri e marine. Il Parlamento europeo ha approvato il regolamento sul ripristino della natura, che mira a raggiungere gli obiettivi climatici Ue e migliorare al tempo stesso la sicurezza alimentare.
Secondo la Commissione europea inoltre la nuova legge avrebbe anche delle ricadute economiche positive: per ogni euro investito, infatti, si otterrebbero almeno 8 euro di benefici. Il regolamento prevede che tutti gli Stati membri dovranno ripristinare almeno il 30 per cento degli habitat menzionati nella normativa, che comprendono foreste, praterie, fiumi, laghi e coralli. La percentuale aumenterà gradualmente, raggiungendo il 60 per cento entro il 2040 e il 90 per cento entro il 2050.
I singoli Paesi membri dovranno inoltre indicare nel dettaglio come intendono raggiungere gli obiettivi presentando dei piani nazionali di ripristino. Fino al 2030, verrà data priorità alle zone Natura 2000, che comprende 27mila siti naturali protetti distribuiti su un quinto dei territori e un decimo dei mari. Un'area grande quanto l'Italia e la Spagna messe insieme.
La strategia per il settore agricolo
Nella normativa europea si indicano tre indicatori da tenere in considerazione per quantificare il ripristino della biodiversità nel settore agricolo: l'indicatore relativo alle popolazioni di farfalle comuni, insetti impollinatori particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici; il fatto che almeno il 10 per cento dei terreni agricoli debbano includere al loro interno aree non produttive o caratteristiche del paesaggio come siepi, piccoli stagni e file di alberi; mantenere certe quantità di carbonio immagazzinate all'interno dei terreni minerali coltivati.
Oltre a dover registrare progressi in almeno due di questi tre indicatori, i Paesi membri dovranno anche adottare misure per migliorare l'indice delle specie di uccelli, che sono a loro volta un buon indicatore dello stato di salute generale della biodiversità.
Ripristinare foreste e fiumi
Per tutelare gli ecosistemi forestali, si prevede inoltre di piantare tre miliardi di nuovi alberi. Ma non solo: per quanto riguarda le acque, almeno 25mila chilometri di fiumi dovranno essere ripristinati e trasformati in fiumi a scorrimento libero, mentre si dovrà anche garantire la tutela sia degli spazi verdi urbani sia della diffusione di alberi in città.
La Cia, il recupero è necessario ma va fatto con gradualità
Secondo la Cia, agricoltori italiani, con oltre l'80% degli habitat Ue in cattivo stato, ferma restando la necessità di recupero degli ecosistemi degradati, tra gli asset chiave della transizione green, è sempre con la gradualità della sua realizzazione che ci si deve misurare. Adesso, quindi -sottolinea in una nota la Cia- occhio al Piano nazionale di attuazione del regolamento, in virtù di quella flessibilità che il nuovo testo ha assicurato di garantire.
L'Italia dovrà lavorare alla tabella di marcia indicata a tutti i Paesi membri, in particolare sui Piani di ripristino nazionali fino al 2032 - aggiunge la Cia - con le modalità per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli e fare in modo, soprattutto, che l'implementazione della normativa non impatti sul sistema produttivo con ulteriori oneri per gli agricoltori. Resta chiaro che andranno trovati fondi aggiuntivi dedicati perché non è pensabile intaccare ancora il bilancio della Pac.
Infine -conclude Cia- il freno di emergenza introdotto in caso di circostanze eccezionali, non è soddisfacente se non entra nel merito, quanto meno su tempistiche e quantitativi, per mettere al riparo, di volta in volta, le produzioni e tutelare agricoltori e consumatori rispetto agli approvvigionamenti e al rischio escalation dei prezzi.
"La natura va preservata certo -dichiara il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- e l'agricoltore è il primo ad avere questo interesse. Ricordiamoci che è, piuttosto, la tutela dell'equilibrio ad aver permesso di fare arrivare sulle tavole degli italiani, e di tutto il mondo, materie prime sane e di qualità. Dovrebbe essere questo l'obiettivo di una legge che si dichiara a salvaguardia della biodiversità e della sicurezza alimentare".
Redazione NewsmadeinItaly
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Nel gennaio 2024 è stata costituita l'Associazione Mediterranea, una nuova e promettente realtà nel panorama dell'agroalimentare italiano. Questa associazione nasce dall'unione di Confagricoltura, che rappresenta il 45% della produzione agricola nazionale, e Unione Italiana Food, che conta su 530 aziende e 900 marchi. Mediterranea si propone di individuare e sviluppare modelli organizzativi, tecnologici e industriali che supportino la garanzia qualitativa, nutrizionale e geografica delle eccellenze italiane, ponendo al centro il modello della dieta mediterranea.
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