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"Codex Rossanensis": suggestiva nuova ipotesi.

02 settembre 2016

Con l'intento, riteniamo riuscito, di dimostrare che il "Codex Purpureus Rossanensis", uno dei piu' importanti monumenti della miniatura cristiana orientale, ed ora proclamato dall'Unesco patrimonio dell'Umanita', fosse dato in "dono" dalla principessa bizantina Teofano, sposa di Ottone II e imperatrice del Sacro Romano Impero, al vescovo di Rossano nel X secolo , nel corso del suo soggiorno nell'antico Kastron della citta-fortezza,

Gennaro Mercogliano, scrittore-indagatore, compie, con il suo ultimo lavoro (" L'imperatrice Teofano e il Codex", Ferrari Editore) un'opera di assoluta originalita' nella quale dimostra che quel "dono" e' frutto di una pressante attivita' estetico-culturale che sfocia nella "rinascenza ottoniana" con al centro la miniatura purpurea applicata da un lato alla tradizione classica e dall'altro a quella naotestamentaria, ma anche rivelatore di un "contesto storico" nel quale prendeva forma l'ideale della "renovatio Imperii", della pacificazione tra la Chiesa romana e quella bizantina, nella prospettiva di un impero finalmente unificato sotto il nome di Roma. L'edificazione del monastero di Grottaferrata - scrive Mercogliano- alle porte di Roma, da parte di San Nilo e del suo discepolo, san Bartolomeo, entrambi di Rossano, era e doveva essere una tappa fondamentale di questo processo, di li' a poco naufragata nello scisma tra le due Chiese. In quest'ambito l'attivita' estetica di Teofano e di Ottone II , avra' lunga durata e si rivelera' capace di imporre una direzione che avra' influssi notevoli sulle espressioni artistiche d'Europa nei secoli successivi, fino al XIII-XIV secolo, quando si imporranno i nuovi indirizzi dell'Umanesimo-Rinascimento. Di tale "programma culturale" - scrive Mercogliano - si dovette certamente giovare la citta' di Rossano, roccaforte e centro privilegiato di elaborazione culturale ed artistica della Calabria bizantina. Cio' avvenne durante il lungo soggiorno rossanese dell'imperatrice Teofano, di Ottone II e della corte imperiale, al tempo della battaglia di capo Colonna. Soggiorno che ebbe la durata di un mese o due, certamente l'intero mese di luglio del 982 - aggiunge Mercogliano - e forse anche il precedente mese di giugno, quando l'esercito imperiale, uscito da Matera, si accampo', secondo le fonti, a Rossano, per affrontare, a piu' riprese, la rovinosa battaglia contro i Musulmani. Dopo aver analizzato la maggior parte delle opere del tempo che si sostanziano negli "evangeliari", per i quali l'imperatrice Teofano aveva una particolare inclinazione, rilevando non "poche assonanze" tra queste opere e quelle orientali, come appunto il "Codex Purpureus Rossanensis", Mercogliano ritorna a rilanciare l'ipotesi "suggestiva" di Teofano "latrice del Codex" anche in virtu' proprio della "straordinaria importanza della citta' di Rossano nel secolo X, in quanto capitale dei domini bizantini della Calabria e sede provvisoria dello stratego sin dal 924, da quando cioe' i Musulmani, con la presa di Taormina, hanno posto una solida premessa per la conquista definitiva della Sicilia". Frutto di lunghe e pazienti ricerche il volume, oltre ad aprire nuovi ed ancora inesplorati scenari, si propone come utile strumento di studio per approfondire la conoscenza di un'epoca aurea lontana nel tempo ma ancora visibile in tante opere sparse in Calabria. "Dove non siano gli uomini - conclude Mercogliano - ad affermare il santo nome della Patria e della Citta', sono le opere d'arte a renderle grandi ed immortali".

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