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Studio di Mediobanca sulle maggiori 80 multinazionali del fashion e le prime 175 imprese italiane della moda. Focus anche sul settore delle calzature
La Moda Made in Italy nel suo alto di gamma si conferma al top del mondo. Tra le multinazionali superiori al miliardo di ricavi 12 sono italiane contro 5 francesi, ma sono diff Titolo erenti le dimensioni e sono state diverse le capacità di aggregare.
Il 29% dei fornitori dei grandi gruppi europei della moda ha sede in Italia, quota che sale ai due terzi per i player del lusso. I ricavi aggregati delle aziende italiane della moda superano i 91 miliardi nel 2023 e per il 2024 si prevede un'ulteriore ma moderata crescita del 3%. Le produzioni dell'alta moda valgono il 67% del totale di abbigliamento, pelletteria e tessile, 62 delle maggiori 175 aziende tricolori ha proprietà straniera, nell'alto di gamma il controllo estero raggiunge 76,2% del fatturato (il 60% è francese), ma la base produttiva è italiana.
Il 76% degli insediamenti manifatturieri, infatti, è nel Belpaese mentre il restante 24% in Paesi stranieri. Per le aziende di alta gamma la concentrazione produttiva nazionale è ancora maggiore e tocca l'89 per cento.
Puntare sull'alta gamma, la qualità e la cultura del made in Italy, quindi si sta rivelando una formula efficace: il lusso nel 2022 non solo ha generato il 67% del totale nei comparti abbigliamento, pelletteria e tessile, ma le aziende specializzate in questa produzione hanno registrato livelli di redditività più alti, il +16,4% di ebit margin pari al triplo dei valori delle produzioni mass market.
I produttori del lusso (nella Top 10 rientrano Bulgari, Fendi, Renato Corti, Gucci, Louis Vitton Italia e Moncler) sono stati anche in grado di riprendersi più velocemente dal periodo della pandemia da Covid-19: tre anni dopo il 2019, sono stati superati i livelli di fatturato del 20,3%, contro l'11,3% delle aziende nell'altra fascia. Lo studio sottolinea come le imprese italiane siano in prevalenza medie, ma si sono comunque dimostrate più dinamiche nell'innovazione e nella capacità di reagire alla crisi.
Il 65% del fatturato complessivo proviene dall'estero, con in testa occhialeria e pelletteria. Cambia invece la geografica degli stabilimenti produttivi all'estero.
Il report Madeiobanca riferisce che è in corso un "friendshoring", ovvero l'apertura di nuovo impianti in Paesi che sono geopoliticamente amichevoli. Stop quindi al reshoring in Cina (Paese d'elezione nel 2012) e predilezione per l'Est Europa (dal 27,1% al 35,9% tra il 2012 e il 2022) o la Tunisia. Anche in Asia, dove il costo del lavoro resta anche 400 volte inferiore a quello italiano, si punta invece su Paesi politicamente stabili come India e Vietnam.
L'analisi contiene inoltre un Focus sul settore calzaturiero che analizza le 162 aziende produttive nazionali con ricavi maggiori di 15 milioni e approfondisce l'andamento del comparto a livello mondiale
Domenico Campana
Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha incontrato a Milano i vertici della Camera Nazionale della Moda Italiana. La "Camera" è una associazione no-profit che rappresenta oltre 300 marchi italiani di alta qualità che danno lavoro a 60 mila aziende e a circa 600.000 addetti nell'industria e nel terziario. La moda italiana fattura circa 100 miliardi di euro e rappresenta il 5,5% del totale del Pil italiano, esportando circa il 90% del fatturato del settore.
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