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Il Giappone Come Metafora, Taccuino Di Un Viaggio

08 ottobre 2019

Le suggestioni della cultura giapponese sono tante e si stanno diffondendo in Occidente. Nel visitare il Giappone, si rimane colpiti dalla sua dimensione folcloristica: cio' che e' davvero importante e', oltre alla morfologia del territorio giapponese, il suo clima, la sua posizione geografica, i suoi usi e costumi, il modo di sentire e di vivere della sua popolazione.

Un Paese che ha saputo coniugare le sue antiche tradizioni socioculturali con la sua occidentalizzazione in termini di benessere economico. Ma e' anche un Paese che esprime aspetti culturali complessi e lontani dalla nostra mentalità: il treno più veloce del mondo, lo Shinkansen e l'incrocio più affollato del mondo, hanno un significato comune più recondito e lontano dalle antiche credenze shintoiste.

Mi sono chiesta se rientrano nel "folclore" o continuano ad essere espressione della tradizione culturale le geishe e le numerose ragazze in kimono e ombrellino, la passione per "manga" e "anime" ( cartoni animati tipici) che riempiono di costosi gadgets interi grattacieli; la tendenza un po' "fetish" per i travestimenti da bambine o da supereroi da parte deglia dolescenti ; la cucina con le sue portate minuscole e numerose: in un pasto ne ho contate fino a 15, una ciliegia su un cucchiaio di mousse, è il dolce; due centimetri quadrati di tofu e un ravanello, una delle portate salate.

Consapevolezza della precarieta'

Ma quello che mi ha maggiormente colpita e' una sorta di costante consapevolezza della precarieta' di ogni cosa, ( wabi-sabi): un languore melanconico, uno stupore ammirato verso le cose che invecchiano, il forte senso di fragilita' che induce ciascuno ad avere un rapporto speciale con la natura e con tutto cio' che rappresenta il "bello".

Il territorio nipponico è formato da 6852 isole ed è il più tellurico del mondo. Una leggenda dice che la parte insulare rappresenta le pinne dorsali di un enorme pesce gatto e quando il pesce muove la coda e le pinne, la terra inizia a tremare. Cosi' e' proprio il pesce gatto che, con i suoi movimenti improvvisi, simboleggia movimenti tellurici, maremoti e terremoti che causano uragani, tsunami e altri disastri ambientali che i giapponesi sono costantemente costretti a subire su un territorio prevalentemente montuoso, ricco di vegetazione e di acqua dolce e salata, ma di non facile accesso. Il popolo ricostruisce sempre sulle macerie precedenti, presentandosi davanti al dolore con una dignità, una cura formale ed un' armonia composta davvero impressionante, a dimostrare che la distruzione puo' costituire una spinta capace di indurre ciascuno ad unirsi agli altri per meglio fronteggiare le avversità. La natura potente e ostile, in Giappone, è ossequiata , temuta e curata nei minimi particolari ,mentre i giapponesi si adattano al continuo "mutamento" del territorio con tutta la sua variabilità.

La protezione dell'identita'

Proteggere l'identità dei luoghi e affrontare compatti le avversità ha creato, nel popolo nipponico, il forte senso di appartenenza e di orgoglio nazionale. Il popolo giapponese sembra ricercare nell'ordine, il presupposto per fronteggiare al meglio l'imprevisto causato da una possibile catastrofe, che e' disordine. La dimensione collettiva basata sulla solidarietà e sul "fare la cosa giusta" è così diventata più importante di quella individuale. L'imprevisto intenzionalmente provocato, l'anticonformismo esibito sono letti come aspetti di insubordinazione alle regole della natura e della società e generano turbamento e irritazione in quanto alimentano il disordine e la precarietà ed espongono l'individuo all'isolamento e alla vergogna, sentimento fortemente presente nel giapponese, quando sbaglia, soprattutto se il suo errore può danneggiare gli altri e quando non è all'altezza di un compito che gli viene assegnato. Il wabi- sabi può forse spiegare la commozione davanti a una ceramica rotta che viene pazientemente ricostruita con una preziosa colla fatta di oro (arte del Kintsugi ovvero delle preziose cicatrici) che nasce dall'idea di riparare una ferita in modo unico e irripetibile. Anche l'arte ikebana (arte della composizione vegetale) può essere vista come l'esaltazione per la bellezza della natura, ritualizzata nella cura estrema dei doni che la terra offre. Le opportunità della tecnologia moderna sono ampiamente sfruttate: ponti sospesi, che collegano le isole, dighe incredibili e l'alta velocità, si alternano alle risaie che spesso affiancano le case come gli orti, da noi: altro esempio di eccezionale adattamento.

La 'passione" per le acque termali

Un aspetto di cui poco si parla dopo un viaggio in Giappone è l'amore nipponico per le acque termali che il territorio così "vivace" offre e che sgorgano dovunque tra le pieghe della terra. Gli Onsen, i bagni termali sono un piacevole passatempo a cui i giapponesi si dedicano. Piccole piscine all'aperto di acqua, in genere calda, per bagnarsi e contemplare la natura, a cui si accede rigorosamente nudi. Uomini e donne si bagnano in terme separate e prima di entrare bisogna insaponarsi e farsi la doccia, è un rito a cui ci si abitua fin da bambini. Ve ne sono lungo le sponde dei laghi o nel mare, dove il calore dell'acqua è determinato dalle maree e negli alberghi tipici , i riokan. Altre volte si presentano come un castello o una dimora antica con i pannelli scorrevoli alle pareti. Qui scorre "l'acqua degli dei" ovvero quella che gli dei hanno regalato agli uomini.

La religione shintoista è nata in Giappone da credenze animiste ed è una religione panteista che convive con il buddhismo giunto nel VI sec. d.C. dalla Cina. Tempio accanto a tempio. Per lo shintoismo ogni oggetto, anche inanimato, ha uno spirito al suo interno, mentre le anime degli eroi e le persone con doti eccezionali, rimangono nella realtà sotto forma di fantasmi buoni o cattivi e di santi, e, popolano luoghi appartati come boschi e laghi. Anche qui ritorna il potente legame del popolo con la natura abitata dagli dei, i quali inviano i loro messaggi attraverso gli animali di cui spesso prendono la forma. Per es. un cervo bianco, caro ad Amaterasu, dea del sole e della vita naturale, diventa la manifestazione terrena della dea Amaterasu: il mito dice che da lei discendono gli imperatori nipponici. Nei templi shintoisti, la volpe è adorata come dio della fertilità e del riso. La rana, spesso presente nei giardini, è in realtà il dio delle cose perdute e poi ritrovate e dei viaggiatori che partono per tornare (ritorno e rana hanno la stessa radice etimologica in giapponese).

Le suggestioni della cultura giapponese sono davvero tante e si stanno diffondendo in occidente, permeando di poesia la lettura della realtà in cui viviamo. C'è da augurarsi che questo patrimonio non vada perduto con la globalizzazione.

Testo a cura di Rossella Seller

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