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Al filosofo Giovanni Gentile, ad ottant'anni dal suo assassinio, avvenuto a Firenze il 15 aprile del 1944, viene dedicata, per la prima volta, una Mostra dal titolo altamente significativo, come significativa è stata la sua opera culturale, "Scendere per strada- Giovanni Gentile tra cultura, istituzioni e politica" , che aprirà al pubblico, all'Istituto centrale per la Grafica, a Roma, dal 16 aprile sino al 7 luglio del 2024
"Scendere per strada" riprende la frase di un discorso del filosofo: " quando tutti gli italiani saranno scesi in strada e penseranno e rifletteranno senza sentire più la tentazione di tornare alla finestra, l'italiano comincerà ad essere quel gran popolo che deve essere". Un invito a partecipare alla vita nazionale da parte di un popolo consapevole della propria storia. Un invito - ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano - per esortare ,in particolare, gli intellettuali a promuovere la cultura tra la gente.
Settantacinque opere
Settantacinque opere esposte tra originali e riproduzioni provenienti da diverse istituzioni, tra cui la Fondazione Roma Sapienza, l'Archivio Giovanni Gentile, l'Istituto della Enciclopedia Italiana, l'Istituto Italiano di Studi Germanici, l'Istituto Comprensivo Regina Margherita e il Museo delle Civiltà. Un percorso articolato in tre sale per rendere conto della complessa e molteplice azione di politica culturale intrapresa nel corso della sua esistenza.
Dopo una parte introduttiva dedicata alla biografia e ad alcuni momenti cruciali della sua vita accademica e politica, l'esposizione ripercorre le diverse istituzioni che egli promosse e diresse negli anni Venti e Trenta del secolo scorso.
Nella prima sala è dato risalto all'Enciclopedia Italiana, al Centro Nazionale di Studi Manzoniani, all'Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente e all'Istituto Italiano di Studi Germanici. Questi ultimi due, nella concezione gentiliana della cultura, dovevano contribuire ad allargare gli orizzonti del sapere al di fuori dei confini nazionali per sprovincializzare la cultura italiana.
La seconda sala è incentrata su altre due istituzioni culturali che ebbero un legame forte con Gentile: la Scuola Normale Superiore di Pisa, che lo ospitò prima come studente e poi come direttore, e l'Accademia Nazionale dei Lincei. Sempre in questo ambiente, ampio spazio è dato alla complessa Riforma Gentile pensata ed emanata con una serie di Regi Decreti nel 1923, che diede vita a una scuola selettiva e gerarchica nutrita di tradizioni storiche e studi umanistici. Vi sono anche approfondimenti sull'Istituto Nazionale fascista di cultura e sulla morte del filosofo il 15 aprile del 1944 per mano di un gruppo di partigiani fiorentini.
Al termine del percorso, la terza sala ospita un video immersivo, con immagini dell'epoca, che ha lo scopo di fare entrare il visitatore ancor di più nella biografia intellettuale e politica di Gentile.
Fu l'anima di molte Istituzioni
"La difficoltà nella progettazione di questa mostra - afferma il Direttore generale Educazione, ricerca e istituti culturali, Andrea De Pasquale - ha riguardato principalmente la scelta del tema, poiché Gentile fu uno dei più importanti filosofi italiani del Novecento, ma aderì anche convintamente al fascismo portando la sua scelta fino alle estreme conseguenze. Si è scelto pertanto di presentare laicamente a un vasto pubblico la vita e l'opera di Gentile dando risalto al suo ruolo di organizzazione della cultura. Egli fu infatti l'anima di molte istituzioni che ancora oggi operano nel panorama culturale italiano e il percorso espositivo mira proprio ad evidenziare questa sua influenza sulla vita culturale non solo dell'Italia fascista, ma anche di quella repubblicana".
Secondo il coordinatore del Comitato scientifico, Giuseppe Parlato, " al di là del contesto dittatoriale in cui si svilupparono tutte le iniziative di Gentile, resta un progetto, realizzato, di modernizzazione attraverso un nuovo rapporto tra Stato e cultura che ha influito notevolmente nella società italiana. Nel secondo dopoguerra, in un contesto del tutto diverso a livello politico, rimane vivo il concetto di intellettuale impegnato nella cultura e nella politica e soprattutto resta l'attenzione dello Stato alla promozione della cultura in tutte le sue forme e discipline".
Domenico Campana
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